Lettori fissi

giovedì 31 gennaio 2019

Etichetta di origine Made in Italy


Fonte articolo: IL PUNTO COLDIRETTI



Nel Dl Semplificazioni arriva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per valorizzare la produzione nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy. “E’ una nostra grande vittoria" afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ringraziare per il sostegno e l’impegno il Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ed i relatori al decreto legge semplificazioni Daisy Pirovano e Mauro Coltorti.

"Un risultato che siamo certi – sostiene Prandini – troverà nell’iter parlamentare un sostegno bipartisan per una norma a costo zero a difesa dell’interesse nazionale e a tutela della salute dei cittadini, del territorio, dell’economia e dell’occupazione". La norma, che ha già incassato l’approvazione nelle Commissioni Lavori pubblici e Affari costituzionali del Senato, consente di adeguare ed estendere a tutti i prodotti alimentari l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica degli alimenti ponendo fine ad un lungo e faticoso contenzioso aperto con l’Unione europea oltre 15 anni fa.

In particolare si individuano disposizioni nazionali autorizzate nell’ambito di una consultazione con la Commissione sulla base del Regolamento quadro sull’etichettatura n. 1169 del 2011, in ragione della protezione della salute pubblica e dei consumatori, della prevenzione delle frodi e della protezione dei diritti di proprietà industriale e di repressione della concorrenza sleale. Sono previste sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme che vanno da 2mila a 16mila euro, salvo che il fatto non costituisca reato di frode penalmente rilevante.

L’obiettivo è dare la possibilità di conoscere finalmente la provenienza della frutta impiegata in succhi, conserve o marmellate, dei legumi in scatola o della carne utilizzata per salami e prosciutti fin ad ora nascosta ai consumatori, ma anche difendere l’efficacia in sede europea dei decreti nazionali già adottati in via sperimentale in materia di etichettatura di origine di pasta, latte, riso e pomodoro
Una misura importante anche di fronte al ripetersi di scandali alimentari nell’Unione Europea dove si sono verificati nel 2018 quasi dieci allarmi sul cibo al giorno che mettono in pericolo la salute dei cittadini e alimentano psicosi nei consumi per le difficoltà di confinare rapidamente l’emergenza. Le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio con un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro.

L’esperienza di questi anni dimostra l’importanza di una informazione corretta con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine nazionale dei prodotti che va esteso a tutti gli alimenti. Secondo una ricerca di Beuc (l’organizzazione europea dei consumatori) il 70% dei cittadini europei (82% in Italia) vuole conoscere da dove viene il cibo sulle loro tavole, che diventa 90% nei casi di derivati del latte e della carne. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti in una situazione in cui ad oggi grazie al pressing esercitato dalla Coldiretti sono stati fatti molti passi in avanti nella trasparenza dell’informazione ai consumatori ma purtroppo ancora 1/4 della spesa degli italiani resta anonima.

L’obbligo di indicare l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che, con la raccolta di milioni di firme, ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa. Per ultimo con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

Il 13 febbraio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.

lunedì 21 gennaio 2019

La fabbrica del miele!

Quando la stagione apistica volge al termine e ci si accinge a qualche mese di meritato riposo, comincia il rito dei post sui social, in particolare nei gruppi di apicoltura,  di post con foto di barattoli di miele con relativo prezzo ( solitamente basso ). A farla da padrone sono i commenti sotto al post che si possono riassumere in:

  1.   quello non è miele
  2.   chissà cosa c'e' dentro
  3.   quella cosa li non la darei nemmeno al mio cane
Difficilmente se non in rari casi si trovano argomentazioni strutturate, condivisibili o meno, che cercano di fare chiarezza sul perché si trova del miele a così basso prezzo, quando è ben chiaro quanto sia complicato e costoso produrlo in Italia. 
Partiamo dal presupposto che quasi la totalità di questi post ritrae miele venduto nella grande distribuzione e che le dinamiche sui prezzi della grande distribuzione sono molto aggressive. 
Detto questo provo, con tutti i miei limiti, a fare una mia analisi del problema. 
Sappiamo bene quanto sia sempre più difficile e complicato riuscire a far si che le api raccolgano nettare e producano miele, questo dovuto ai cambiamenti climatici e all'enorme quantità di pesticidi usati in agricoltura che minano la sopravvivenza delle stesse api e degli insetti impollinatori. 
Sappiamo anche che la Cina  ha invaso il mercato con MIELE FABBRICATO in laboratorio, si proprio la Cina, paese che più di chiunque altro perde alveari e api ( in alcune regioni le piante vengono impollinate manualmente dall'uomo ) ma nel contempo aumenta le esportazioni di miele. 
Questo miele, che miele non è, è frutto di un processo di miscelazione di sciroppo di riso, aromi e altri prodotti, insomma nulla di naturale, facilmente riproducibile; non necessita di api, non è soggetto al clima, sempre disponibile e sopratutto, cosa che interessa al mercato E' REPERIBILE A BASSO COSTO!

E' anche complicato scoprire questa contraffazione in quanto lo sciroppo di riso ha caratteristiche molto simili al miele.

Ovviamente questo finto miele non viene usato puro, ma viene usato per tagliare il VERO MIELE, rendendo ancora più complicato scoprire la frode. Altre volte invece lo si usa ( Bulgaria in testa ) come nutrimento forzato per le api, le quali mangiandolo, fanno miele da questa schifezza.

Ma come arriva in Europa? Semplice, lo spiega molto bene il presidente di Conapi :

"Operatori compiacenti e maglie troppo larghe di alcune frontiere: «La triangolazione – aggiunge il presidente Conapi – è la classica operazione attraverso la quale un miele extracomunitario entra illegalmente in un paese membro e diventa comunitario. Purtroppo per quello cinese la Spagna resta una porta troppo aperta ma anche Belgio e Inghilterra dovrebbero avere controlli più stretti»."


Ma perché questo voler contraffare il miele? Innanzi diciamo che il miele è il terzo prodotto più contraffatto. 
Quello italiano poi, viste le stringenti norme del settore rispetto a quelle europee ed extra europee, mantiene in media un costo al kg molto più elevato, ed è proprio questo gap con il miele estero, unito ad una richiesta di prodotto sempre maggiore, a far gola a truffatori e gente di dubbia moralità. 

Quindi cosa deve fare il consumatore per tutelarsi? 

Sicuramente è cosa fondamentale  il rapporto di fiducia che il consumatore finale deve necessariamente avere o con un marchio o con un apicoltore dal quale si rifornisce. Sicuramente occorre optare verso i mieli italiani ( a breve farò un post sui mieli italiani ) districandosi e valutando quelle che sono possibili anomalie ( prezzo troppo basso per un miele italiano ) e optare per mieli più locali possibili.


Seguiranno altri post su questi argomenti. 







sabato 19 gennaio 2019

Vespa Velutina, non abbassiamo la guardia

Differenze tra vespa velutina ( a sinista ) e vespa cabro ( calabrone, a destra ) 
Originaria del Sud-Est asiatico, la vespa velutina fa la sua comparsa in Europa ( Francia ) nel 2004 mediante container arrivati via mare dall'Asia. La sua diffusione sul territorio francese e i danni creati all'apicoltura da questa vespa sono gravi e si sommano ai tanti problemi che già affliggono il settore. 
Nel 2012 la vespa è stata avvistata e catturata in Italia, in Liguria, a confine con la Francia. 
Da allora la vespa si è diffusa nonostante la rete di contenimento messa in atto, tanto è che sono stati catturati esemplari vicino Rovigo.

IL DADO E' TRATTO, allora cosa possiamo fare ?

Nel nostro piccolo non ci resta che monitorare la situazione con ogni mezzo a nostra disposizione, trappole e osservazione visiva dei predatori in apiario e segnalare immediatamente alle autorità qualora si riscontrasse la presenza di un esemplare di questa specie.

Fornisco i link diretti a Stop Velutina :

Di seguito fornisco alcuni link utili per l'acquisto di materiale utile per contrastare la vespa:



Mappa aggiornata




venerdì 18 gennaio 2019

PAC 2021/2027: Proposte per il settore apistico

Uscita la proposta per il settore apistico per la PAC 2021/2027;  proposta congiunta di Unaapi, Cia, Copagri ed Osservatorio Nazionale Miele.

Personalmente la trovo una buona proposta che tende ad aumentare i fondi per l'apicoltura con l'intento di ribadire con ancora più forza l'importanza delle api e degli insetti impollinatori, l'importanza di un'agricoltura integrata e l'importanza dell'ape ligustica. Trovo anche molto positivo che sia una proposta congiunta e non solitaria di Unaapi, questo ne rafforza valore e vigore.

Quale poi sarà il punto di caduta lo sapremo solo valutando gli sviluppi, ma occorre tenere conto che la brexit ha di fatto ridotto i fondi per l'agricoltura in Europa e ci sono notevoli divergenze politiche in merito,inoltre la congiuntura economica europea non promette nulla di buono, quindi non ci resta che attendere. 

Nel frattempo condivido i documenti che potete trovare sul sito mieliditalia.




giovedì 17 gennaio 2019

Analisi preliminare dell'andamento della produzione di miele nel 2018

Come tutti gli anni, l osservatorio nazionale miele ha rilasciato il report (preliminare) sull'andamento delle produzione a livello nazionale, divisa regione per regione. 

Qui di seguito lascio il link al documento. Seguirà una pagina dedicata con il link a tutti i report divisi anno per anno. 

Sceratrice a vapore, strumento indispensabile.

Sceratrice a vapore Quarti
Un oggetto che non deve mancare a mio avviso è una sceratrice. 

La scorsa estate mi sono deciso a comprarla. Inizialmente avevo deciso di optare per un modello solare, poi però ho pensato che, dedicando l'attività di fusione soprattutto in inverno, non avrei avuto il calore necessario nel momento in cui mi serviva. 

La mia scelta è ricaduta allora sulla sceratrice a vapore, modello Quarti S41, da 10 favi DB da nido (acquista qui la tua sceratrice). Interamente in acciaio inox, si presenta robusta e leggera allo stesso tempo, non risulta ingombrante quindi è ideale anche per chi non ha molto spazio a disposizione. 

Vecchio telaio pronto per finire in sceratrice
Il rinnovo dei favi all'interno dell'arnia è una buona e doverosa prassi apistica che permette appunto la sostituzione dei telai vecchi e rovinati
con telai nuovi in cui è attaccato o meno il foglio cereo. 

La cera contenuta in questi telai può e deve essere recuperata mezzo sceratrice e venduta eventualmente a chi fa candele o altri usi. 
L'utilizzo è molto semplice, occorre una bombola di GPL, un fornello per sceratrice sul quale collocare la sceratrice. Occorre inserire la quantità di acqua fino al livello di sempre pieno, collocare i telai all'interno, in questo caso 10, e aspettare che il vapore sciolga la cera. 

Telai DB da nido pronti per la fusione 
Non occorre aspettare ore per vedere un costante livello di cera fusa uscire dall'ugello. Attenzione
perché se lo fate in una giornata di volo, non tarderanno ad arrivare tantissime api attirate dell'odore che pervade l'aria. 

Il risultato di questa lavorazione è un pane di cera che contiene ancora delle impurità che si depositano sul fondo dello stesso. Una volta raffreddato va tutto grattato e poi ripassato in sceratrice all'interno di un sacco di iuta per filtrare le impurità residue. 

Viene da se che oltre al recupero della cera dai telai da nido, la sceratrice è utilizzabile per il recupero della cera dei telai da melario e per la fusione della cera di opercolo, ovvero quella cera pura che si ricava dalla disopercolatura dei telai da melario nella fase di smielatura. 
Con questa cera stampo i fogli cerei internamente all'azienda così da chiudere il ciclo produttivo e immettere nuovamente la Mia cera nei Miei alveari.
I residui della fusione non li butto, li metto nella compostiera assieme ad altri residui organici e devo dire che viene un ottimo terriccio. 



sabato 12 gennaio 2019

Manutenzione delle arnie

Regolarmente, tutti gli inverni, ho un certo numero di arnie a cui occorre manutenzione e sanificazione.

Manutenzione dovuta all'azione degli agenti atmosferici che possono danneggiare alcune parti, ma anche azioni di recupero di parti di legno che, essendo non stagionato a dovere al momento dell'acquisto, tendono col tempo a imbarcarsi o creparsi.

Sanificare un'arnia invece permette di abbattere quanti più batteri,spore e virus possibile. Non uso il termine sterilizzare di proposito perché con questo sistema si hanno buoni risultati ma non l'abbattimento totale dei patogeni. Per far quello ci sono altri sistemi come i raggi gamma o i bagni in paraffina a 160 gradi. 

Per svolgere questo lavoro mi occorrono poche cose e qualche attrezzo:
  • bombola di gpl con cannello
  • idropulitrice
  • spazzola di ferro
  • spugna
  • Soda caustica
  • Vita oxygen 
  • pinze e cacciaviti
Vorrei infatti soffermarmi su quello che faccio per sanificare l' arnia usata, così da renderla disponibile ad una nuova famiglia in primavera.

Compre prima cosa smonto tutta la ferramenta ( disco, distanziali, porticina con le guide ) successivamente ripulisco con fiamma moderata tutti gli eccessi di propoli e cera accumulati. 
Fatto questo faccio un primo lavaggio accurato con soluzione al 20% di soda caustica e la lascio agire una decina di minuti bagnando e sfregando bene con la spugna l'interno dell'arnia. 
Trascorso questo tempo uso la fiamma e brucio l'interno dell'arnia fino ad annerire il legno in maniera abbastanza vigorosa insistendo particolarmente in quei punti di giuntura che le api hanno popolarizzato a dovere.
A questo punto spazzolo il tutto e lavo con l'idropulitrice. 
Infine spruzzo, senza risciacquare, l'interno dell'arnia con la soluzione di vita oxygen e lascio che si asciughi il tutto da solo. 

A questo punto per me l'arnia è pronta per poter ospitare una nuova famiglia di api!

Quando usate prodotti come la soda caustica ricordatevi di indossare sempre guanti protettivi e mascherina e un abbigliamento consono, la soda è altamente corrosiva e ustionante. Leggete sempre le note informative dei produttori e non mischiate mai fra loro prodotti chimici.

Di seguito potete trovare il link per l acquisto di qualche prodotto sopra citato:



mercoledì 9 gennaio 2019

Sublimatore per acido ossalico - Il primo sublimatore non si scorda mai

Come si presenta appena comprato
E' passato qualche anno da quando ho iniziato a fare i trattamenti con acido ossalico in maniera sublimata invece che gocciolata.
Allora avevo poche arnie, una quindicina.

Parlando con un amico mi disse che lui sublimava ed io non sapevo nemmeno in cosa consistesse questo metodo di trattamento.
Dopo numerose ricerche su quale strumento utilizzare, la mia attenzione ricadde su un prodotto in particolare ovvero il:


Iniziamo col dire che è un prodotto brevettato e funziona a 12 volt, quindi occorre armarsi di batteria.

Dico batteria e non un generatore per un motivo molto semplice:
ritengo che questo prodotto sia ottimo quando si hanno fino ad una quarantina di casse da trattare, quindi magari non conviene spendere troppi soldi per l'acquisto di un generatore di corrente ma limitarsi ad una più economica batteria risulta essere una scelta vincente.

La prima impressione avuta del sublimatore è stata positiva, a colpirmi la sua leggerezza e la sua compattezza. All'inizio mi sembrava un poco fragile ma devo dire che non lo è affatto. L'ho davvero maltrattato ma ancora funziona a dovere e quello in mio possesso ne ha passate davvero di tutti i colori. Viene fornito con un dosatore ( in realtà è un cucchiaino di plastica che mi si è rotto quasi subito ) e con libretto di istruzioni. Resta inteso che dal sito internet è possibile visionare e scaricare tutti i file pdf necessari.

I tempi di sublimazione vanno dal minuto e mezzo ai due minuti ad arnia ( a cui aggiungere 5 minuti di chiusura dell'arnia ), questo dipende anche da un fattore non di poco conto ovvero, può succedere che le api attacchino il sublimatore e vengano quindi "cotte" nel piattino andando così a rallentare il processo di sublimazione e successiva pulizia.
Effettivamente questa è una nota stonata per un prodotto davvero ben fatto.

Facendo delle prove ho notato come venga saturata bene tutta l'arnia andando a raggiungere tutti gli angoli. Questo è merito della ventola incorporata che spinge il sublimato in avanti.
La manutenzione è davvero molto semplice, basta smontare le 4 viti e rimuovere il coperchio di legno e usare il compressore per eliminare i cristalli di acido ossalico sublimato ( operazione che va eseguita usando i medesimi DPI necessari nel trattamento di sublimazione). Questa operazione io la effettuo tutte le volte che finisco i cicli di trattamento ovvero due volte l'anno e mi porta via davvero pochissimo tempo.

Conclusioni:

Quando lo acquistai anni addietro lo pagai 100€ incluse spese di spedizione contattando direttamente il produttore. Un prezzo più che onesto per un prodotto garantito e affidabile. Un prezzo accessibile a tutti quelli che vogliono trattare col metodo del sublimato avendo poche arnie e budget di spesa limitati.

Pregi:
  • leggerezza
  • fattura dell sublimatore
  • praticità di manutenzione e pulizia
  • costo accessibile
Difetti:
  • Misurino 
  • Qualche ape muore nel piattino
  • Tempi di esecuzione del trattamento un po lunghi
PERSONALMENTE NELLA GIUNGLA DI QUELLO CHE SI TROVA IN RETE CONSIGLIO QUESTO PRODOTTO, ADATTO A CHI VUOLE COMINCIARE A SUBLIMARE SENZA SPENDERE GROSSE CIFRE E HA UN NUMERO CONTENUTO DI ARNIE. 

martedì 8 gennaio 2019

Le proteine per le api - USO QUESTE E LE CONSIGLIO

Come si presenta il lievito
In condizioni normali l'ambiente fornisce alle api tutto quello di cui necessitano, nettare, polline e quant'altro.

Occorre però tenere conto che in determinati periodi dell'anno come il tardo autunno, l'inverno e l'inizio primavera le api possano aver bisogno di un aiuto sia in termini di zuccheri che di proteine in quanto le scorte immagazzinate all'interno dell'alveare sono insufficienti. 

Personalmente non fornisco ne miele ne polline alle api in quanto questo è uno dei possibili fattori di diffusione delle patologie, anche gravi, c'e' chi non è d'accordo ma io la penso così.

Quindi come fare?

In commercio ci sono svariate possibilità, io vi dico quella che ho attuato e con cui mi trovo molto bene. Intano sapete già che faccio in proprio il mio candito, sapete già che ho un mulino e mi faccio lo zucchero a velo a costi contenuti, sapete che uso lievito di birra spento per la parte proteica.

Con questo post voglio proprio parlarvi del lievito.

Lo acquisto in rete da questa azienda : 

http://www.lievitobirra.it/  ( link descrittivo dell'azienda ) 
http://www.lievitobirra.it/api ( link per l'acquisto )

Come riportato da numerosi siti di settore, il lievito di birra spento è considerato il sostituto per eccellenza del polline. 
Questo per l'levata percentuale di proteine che si attesta al 46%, carboidrati, e  grassi. 
Inoltre, dettaglio non trascurabile è' ricchissimo di vitamine del gruppo B, in particolare la B1 e la rara B12 utilissime alla flora batterica intestinale. Sali minerali ed oligo elementi, tra cui potassio, calcio, fosforo, zinco, cromo, ferro selenio sono elementi non trascurabili che danno completezza a questo prezioso integratore. 

Io lo prendo in sacchi. 
Utilizzandolo mi sono reso conto dell'ottima appetibilità da parte delle api e poi ho notato un fattore di vitale importanza per me: il candito resta costantemente morbido!  

Tale prodotto può essere usato anche nello sciroppo, utile a mio avviso, soprattutto nei periodi siccitosi, quando la natura non offre davvero nulla ( alcuni di voi ricordano bene la famigerata estate del 2017 ) così da evitare ripercussioni alle api in vista del loro invernamento. 

Vi allego il video del prodotto così per stuzzicarvi un po e per fornire una ricetta base di candito proteico. GUARDATELO!!!!!






lunedì 7 gennaio 2019

Il 2018 - L'anno più caldo per l'Italia

Qualche giorno fa, il messaggero affermava che: 

" il freddo di questi giorni allontana il timore del riscaldamento globale ".

Quando ho letto queste poche parole ho provato una sensazione disarmante. Ignoranza su ignoranza.

Le anomalie meteorologiche sempre più frequenti ed estreme sono proprio la conseguenza del cambiamento climatico, sono il sintomo visibile di questo cambiamento in atto.

Il 2018 è stato l'anno più caldo in Italia da almeno due secoli!!!! Ad affermarlo con una nota è stato Michele Brunetti del CNR - ISAC di Bologna :

“Il 2018 è stato l’anno più caldo dal 1800 ad oggi per l’Italia”, si legge nella nota. “Con una anomalia di 1,58°C sopra la media del periodo di riferimento dal 1971 al 2000 che ha superato il precedente record del 2015 (1,44°C sopra la media)”.

Proseguendo nella nota afferma inoltre :

“L’anomalia del 2018, se presa in esame singolarmente, non ci permette di trarre conclusioni relativamente alle tendenze in atto; tuttavia, se vista nel contesto degli ultimi 220 anni di storia climatica dell’Italia, è l’ennesima conferma del fatto che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante nel nostro paese. Significativo è il fatto che tra i 30 anni più caldi dal 1800 ad oggi, 25 siano successivi al 1990”, conclude l’esperto, sottolineando che l’eccezionalità del 2018 non ha interessato solo l’Italia: “l’anno appena concluso è risultato il più caldo da quando sono disponibili osservazioni anche per Francia, Svizzera, Germania e Austria”.

Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti e non occorre essere fini osservatori per capirlo. E' arrivato il momento di affrontare la realtà e mettere in atto tutte le soluzioni possibili per evitare catastrofi umanitarie perchè questi eventi portano catastrofi ambientali e umanitarie. 
Nel nostro essere apicoltori è da tanto che affermiamo e gridiamo con forza che i governi prendano coscienza e attuino politiche al fine di iniziare un cambio virtuoso di tendenza, perchè ci rendiamo conto che non perdiamo solo api e soldi in questa costante battaglia contro il cambiamento climatico, ci rendiamo conto che a perderci nel medio periodo siamo tutti. Soprattutto le generazioni future alle quali stiamo rubando il futuro. E quando ci chiederanno, mentre commenteremo disgustati l'ennesima tragedia, " ma voi cosa avete fatto per impedire questo"; l'unica risposta plausibile sarà: come generazione, niente!!!!

Allego nuovamente il video del toccante messaggio di Greta a Cop24



sabato 5 gennaio 2019

Come facciamo il candito nella nostra apicoltura

Molino per la produzione dello zucchero a velo
Da questo anno finalmente ci siamo attrezzati per internalizzare la produzione del candito, sia proteico che normale. Questo articolo è frutto di prove fatte sul campo e non
 scritto tanto per sentito dire. 

Esistono molte ricette in merito, con o senza utilizzo di miele o polline per la parte proteica. 
Personalmente non uso ne miele ne polline per la produzione del candito in quanto possono essere veicolo di patologie, molti avranno da dissentire, ma noi facciamo cosi.

Si trovano alcuni post in rete che spiegano a grandi linee come farlo. Con questo post voglio contribuire a rendere nota la mia ricetta per far si che tutti possano farlo. Resta inteso che declino ogni responsabilità in merito alla vostra riuscita, in quanto il candito casalingo, per mie esperienza, si comporta un po come un impasto per il pane e sente molto quelle che sono le differenze atmosferiche di umidità e temperatura, pertanto va sempre aggiustato in fare di creazione alla consistenza che desideriamo. 

Zucchero a velo fatto in casa
Come primo passo mi sono dotato di un molino per macinare lo zucchero e renderlo a velo. Questa fare è importante. NON PROVATE A FARLO CON LO ZUCCHERO NON MACINATO A VELO
perché il risultato non sarebbe lo stesso. Se non avete il molino potete comprare lo zucchero a velo dove meglio credete.

Per la parte proteica uso LIEVITO DI BIRRA SPENTO, comprato anche esso in rete in sacchi da 21 kg se non ricordo male. E' già ridotto a farina quindi basta solo addizionarlo al 10% allo zucchero a velo.

Occorre infine un ultimo passaggio ovvero lo sciroppo di glucosio, anche qui potete decidere se comprarlo o farlo. Noi lo facciamo. Il processo è facile, si prendono 10kg di zucchero a cui si aggiungono tre litri di acqua e si porta il tutto a ebollizione. Passati 15 minuti da quando il tutto bolle e mescolando di continuo, si spegne il fuoco e si attende 10 minuti.

Per impastare il tutto, potete utilizzare diversi sistemi, da una piccola impastatrice a impastatrici professionali. Io uso un secchio e un miscelatore ( nuovo ) da cemento e colle che mi garantisce la potenza necessaria e costi contenuti. In aiuto ho mia moglie che tiene fermo il secchio.

Per ogni chilo di velo uso 250 ml di sciroppo e poi aggiusto l'impasto alla consistenza desiderata. Risulta essere non appiccicoso e di consistenza come l'impasto di un buon pane. A quel punto lo stendo e lo taglio in pani da 2,5 kg e lo metto in sacchetti da freezer se mi serve a breve, oppure sottovuoto se lo devo conservare. 

Ricapitolando l'occorrente:
Candito fornito alle api

  • zucchero a velo
  • lievito di birra spento ( per fare candito proteico ) 
  • sciroppo di glucosio
  • impastatore o miscelatore
  • sacchetti per conservare il candito
Così facendo riesco a mantenere contenuti i costi a meno di 1€/kg per il candito normale e meno di 1,5€/kg quello proteico.


Farselo in casa è un dispendio di tempo ed è un filo faticoso lo ammetto, ma permette di arricchire il nostro prodotto con svariate opzioni, aglio, apiherb, protofil. Inoltre invece si usare acqua per fare lo sciroppo di glucosio, possiamo sostituirla con l'acqua di macerati o decotti o infusi di erbe dalle proprietà benefiche. In questa ottica infatti sempre maggiori aree del giardino vengono coltivate con piante adatte a questo scopo. 


venerdì 4 gennaio 2019

Lavori in apiario - Gennaio

Gennaio solitamente è il mese più freddo dell'anno. Ci può regalare giornate di sole che permettono alle api di uscire per svuotare l'ampolla rettale oppure per raccogliere i primi pollini di stagione, per esempio il nocciolo. 
Questo fatto indica quasi certamente che timidamente la covata è ripresa ed è sicuramente un buon segno se abbiamo invernato le api correttamente o al massimo delle nostre capacità.

Con la ripresa della covata è importante avere ben chiaro quelle che sono le scorte dei nostri alveari in quanto è da questo periodo che il consumo aumenta in maniera esponenziale. 
Le scorte vanno quindi integrate con del candito, un alimento fatto da zucchero a velo e sciroppo di glucosio a cui possono essere aggiunte fonti proteiche quali per esempio lievito di birra spento.

Importanti allora diventano le osservazioni esterne di vassoio e volo. 
Il vassoio in particolare ci fornisce molte informazioni sul glomere, dove è posizionato, quanti telai occupa, se è presente covata e quali scorte vengono consumate.
Valutare invece il volo delle api in una bella giornata di sole ci aiuta anche a capire la forza della famiglia, l 'assenza di volo invece è indice preoccupante sullo stato della stessa, potrebbe essere morta o troppo debole.

Di seguito riporto un piccolo elenco per comprendere i segnali che il vassoio può fornirci ( in linea generale non solo nello specifico mese):
Vassoio con tracce di covata e consumo scorte


  • scaglie di cera nuova: le api ceraiole sono pronte a costruire
  • cristalli zuccherini: ci indicano il consumo di candito o il consumo di miele cristallizzato
  • frammenti grossolani di opercoli: saccheggio
  • frammenti calcificati: è presente una micosi in atto
  • anormale presenza di deiezioni: possibile nosema
  • parti di pupe: la covata ha preso una raffreddata ed è morta
  • zampe o ali di api adulte: presenza di api morte sul fondo e non portate via. In assenza di                                                    volo esterno, possibile collasso della famiglia
  • varroa: il conteggio di questo acaro serve a stabilire la quantità di infestazione 

Ricordo ancora l'importanza della valutazione delle scorte dell'alveare. Usate un dinamomentro o acquisita esperienza affidatevi alle semplici braccia, ma l'importante è NON TRASCURARE QUESTO DETTAGLIO.

Armatevi di pazienza in questo gelido mese, dedicatevi alla manutenzione delle attrezzature e lavorate per preparare l'imminente inizio stagione che sembra lontano ma non lo è....

buon lavoro a tutti!!!!! 



Nuove scoperte sulla varroa

Si è sempre creduto che la varroa si nutrisse di emolinfa.
Nuovi studi però stanno svelando altro, le varroe si nitrirebbero del corpo grasso delle api.

"L’entomologo Dr. PhD Samuel Ramsey dell’università del Maryland e il vanEngelsdorp BEELAB possono aver scritto un pezzo di storia scientifica.  Il Dr.Ramsey è specializzato nelle ricerche sui parassiti degli insetti, i parassiti delle api e la loro influenza sulla sopravvivenza degli individui e delle colonie, specialmente  per gli acari  Varroa e Tropilaelaps.  Comparando i tratti digestivi e gli escrementi della Varroa con altri acari e le loro abitudini alimentari, dai risultati, ha concluso che la Varroa non si nutre di liquidi."

Riporto di seguito l'intero articolo con link correlati.


LA VARROA NON SI NUTRE DI EMOLINFA

la varroaCon queste scoperte nei suoi studi, l’entomologo Dr. PhD Samuel Ramsey dell’università del Maryland e il vanEngelsdorp BEELAB possono aver scritto un pezzo di storia scientifica.  Il Dr.Ramsey è specializzato nelle ricerche sui parassiti degli insetti, i parassiti delle api e la loro influenza sulla sopravvivenza degli individui e delle colonie, specialmente  per gli acari  Varroa e Tropilaelaps.  Comparando i tratti digestivi e gli escrementi della Varroa con altri acari e le loro abitudini alimentari, dai risultati, ha concluso che la Varroa non si nutre di liquidi. Per scoprire esattamente la Varroa come, cosa e quando si nutre sono state effettuate sulle api, congelate nell’azoto liquido e infestate da Varroa, delle immagini microscopiche mozzafiato che mostravano le ferite d’entrata dell’apparato di suzione dell’acaro e molti altri ingrandimenti del comportamento alimentare dell’acaro stesso. Altre caratteristiche della Varroa, come le analogie genetiche e i migliori posti dove suggere l’emolinfa sono stati comparati con altri acari aventi la stessa dieta. Ci sono delle grandi differenze che suggeriscono che la Varroa  si nutra sostanzialmente sul tessuto del corpo : il corpo grasso delle api. Una femmina di Varroa si moltiplica producendo un uovo ogni 30 ore , che corrisponde circa al 40% del suo volume corporeo. L’acaro può ottenere questo solo ingerendo un cibo sufficiente e ricco di proteine. La Varroa assorbe il tessuto del corpo grasso delle api attraverso la cosiddetta digestione extraintestinale, un processo nel quale l’acaro inietta degli enzimi digestivi all’interno del tessuto del corpo grasso, che decompone il tessuto stesso che poi può essere assorbito. Resti degli enzimi digestivi nel corpo dell’ape continuano a causare gravi danni. Per provare che sia davvero il corpo grasso quello che il parassita assorbe, il corpo grasso stesso e l’emolinfa delle api sono stati arricchiti con degli agenti coloranti differenti; solo l’agente colorante del corpo grasso è stato trovato in ultima analisi negli acari. Per far comprendere gli effetti Ramsey compara il danno al corpo grasso figurandolo come la perdita di una grande parte del fegato umano e delle sue funzioni. Tra le funzioni del corpo grasso il Dr.Ramsey elenca:
-crescita/metamorfosi
– conservazione e energia-nutrienti-mobilità
-detossificazione dai pesticidi
-bilancio idrico/regolazione osmotica
-sistema immunitario-produzione di peptidi antimicrobici (come gli anticorpi)
-regolazione della temperatura
-funzioni metaboliche comparabili al fegato dei mammiferi
-proteine e sintesi del grasso
-vitellogenesi
Le zone dove la Varroa può essere trovata è una estensione del lavoro di ricerca del dott. Ramsey e del suo team. Il 95% della Varroa è localizzata sotto il metasoma, fra gli sterniti con una preferenza statisticamente rilevante per il lato sinistro delle api. E’ stato dimostrato che in quella zona forano membrane e tessuti e assorbono cibo dal corpo grasso delle api adulte. Il dott. Ramsey spiega che questo comportamento non è foretico per definizione. La Varroa rimane da 3 a 14 giorni sulle api adulte, preferibilmente api nutrici, poiché esse hanno il corpo grasso più consistente e sono quindi molto nutrienti per l’acaro. Meno nutriente è un’ape e più a lungo l’acaro necessita di assorbire il cibo necessario. Una colonia sotto nutrita ha un effetto negativo diretto sullo sviluppo della Varroa e viceversa: una colonia nelle condizioni di miglior sviluppo e nutrizione incrementa il successo della riproduzione della popolazione della Varroa. L’Associazione degli apicoltori danesi “WeBInar Danmarks Biavlerforening” offre questo e altri video gratuiti dal loro sito web, incluso uno sulle ricerche Tjeerd Blaquière. Questo seminario web on line era moderato da H. Flemming Vejesnaes, uno scienziato indipendente, che ha posto le domande giuste e ha chiesto delle domande pubbliche agli apicoltori partecipanti  . Un commento può esprimere quello che probabilmente è nei pensieri di molti che ascoltano queste ricerche. Non è la prima volta nella storia della scienza che qualcosa di presumibilmente sicuro è stato superato da nuove scoperte!
Il  video del seminario originale è in inglese, scaricabile liberamente da YouTube ai seguenti links:

Natural Bee Husbandry Issue 9 – November 2018 Claudia Blauert, Germany – bienenblau@email.de
Traduzione M. Mantovani
www.apicolturamantovani.it

mercoledì 2 gennaio 2019

Due milioni di euro per l'apicoltura per il biennio 2019/20

A tre settimane da un articolo apparso sul sole 24 ore, "il governo del popolo con la legge di bilancio del popolo", ha dimostrato la miopia delle istituzioni nell'affrontare seriamente e con contributi sostanziosi, quelle che sono le problematiche
vere che affliggono il settore dell'apicoltura.
Problematiche che a mio avviso cambiano molto da nord a sud e nei vari tipi di areale presenti in Italia.
Due milioni a livello nazionale per un biennio... briciole di fronte ai miliardi investiti annualmente nel comparto agricolo. Tralasciando le polemiche, l'articolo introdotto in manovra recita:

articolo 1, comma 384: “Per la realizzazione di progetti nel settore apistico finalizzati al sostegno di produzioni e allevamenti di particolare rilievo ambientale, economico, sociale e occupazionale è autorizzata la spesa di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020. All'attuazione della disposizione di cui al presente comma si provvede con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.”

Il decreto attuativo dovrà andare a definire normare nello specifico chi avrà diritto ai fondi e per quali progetti, quindi la vera curiosità che mi stuzzica la fantasia è nell'aspettare tale decreto.

Ben venga aggiungere due milioni di euro a progetti a sostegno dell'apicoltura ma troppo poco viene fatto dalla politica che non da a questa attività la giusta considerazione che merita.
Basti pensare al valore non riconosciuto del servizio di impollinazione per far capire che da solo vale miliardi di euro.
Occorre rivedere la politica, offrendo pac e incentivi per il mantenimento degli alveari ( alle aziende che dimostrano di lavorare seriamente e con criterio ) così da aiutare un settore che deve combattere su troppi fronti e che vede le api vittime di una condotta umana sconsiderata.